Intervento straordinario per la sicurezza alimentare dei rifugiati interni e la riduzione dei conflitti per l'accesso all'acqua ad Abudwak, Somalia

Obiettivo: Sostenere la sicurezza alimentare delle famiglie nell'area circostante la città di Abudwak nella regione somala del Galmudug, intervenendo straordinariamente nelle situazioni di maggior disagio e aumentando la disponibilità di acqua per il bestiame e per le attività agricole al fine di mettere nelle condizioni i rifugiati ed i residenti di allevare il proprio bestiame senza ricorrere alle riserve d'acqua cittadine e senza entrare in conflitto per le medesime e di produrre verdura ed ortaggi in modo sostenibile a livello familiare rafforzando la sicurezza alimentare delle famiglie più vulnerabili ed il ruolo della donna in questo ambito.

Chi siamo

L'Associazione Soomaaliya Onlus è stata fondata a Torino il 20 marzo 2002 dal Dr Mohamed Aden Sheikh, con l'intento di creare una nuova realtà operante a favore delle popolazioni svantaggiate dei paesi in via di sviluppo, con particolare attenzione alla Somalia, attraverso la cooperazione allo sviluppo e progetti legati all'istruzione, all'assistenza sanitaria, alla tutela naturalistica ed ambientale, alla cultura e all'arte.
L'Associazione Soomaaliya Onlus, si pone quindi come scopo la creazione e il sostegno di comunità locali organizzate che raggiungano l'autosufficienza alimentare, la scolarizzazione e l'assistenza sanitaria.
Tale obiettivo viene perseguito con lo studio e la successiva realizzazione in concreto di alcuni progetti specifici in varie parti della Somalia.

Contesto

Abudwak è un importante distretto della Galgaduud Region che si trova nella parte centrale della Somalia, al confine con la Somali Region dell'Etiopia all'ovest, la regione semiautonoma Puntland della Somalia al nord, lo Stato Federale Galmudug della Somalia all'est e la regione Hiiraan della Somalia al sud. La popolazione, che a causa della guerra civile che ancora imperversa nel centro-sud è aumentata a dismisura negli ultimi 20 anni, vive di pastorizia in un'area caratterizzata da frequenti episodi di siccità e da una costante mancanza d'acqua, pur con ingenti risorse a livello di falda ma con pozzi in buona parte distrutti o abbandonati per la latitanza dello stato e la guerra civile. Le condizioni di sicurezza alimentare come quelle igienico-sanitarie della popolazione, già estremamente carenti, sono evidentemente ulteriormente peggiorate in questi ultimi anni.

Il dislocamento degli sfollati,spesso accampati in zone con scarse risorse idriche e pertanto agricole e poco adatte al medesimo pascolo degli armenti ha contribuito all'impoverimento dei suoli e al prolungarsi delle carestie. Tutto questo si traduce in maggiore vulnerabilità in particolare per i più deboli, in un aumento dei livelli già allarmanti di insicurezza alimentare.

Beneficiari

Circa 1.200 famiglie, sia per un intervento straordinario e specifico di integrazione alimentare, sia per l'aumentata disponibilità di acqua per gli armenti in una area distante alcuni chilometri dal centro cittadino al fine di ridurre la contaminazione derivante dalla presenza di migliaia di animali, che per la realizzazione tramite la disponibilità di acqua di una area attrezzata per orticultura in grado di consentire la realizzazione di orti familiari per 300 famiglie complessive. Per quanto invece attiene all'implementazione dei piccoli orti grazie alla accresciuta disponibilità di acqua, ci si rivolge a circa 300 famiglie di rifugiati,provenienti in piccola misura dall'area di Mogadiscio ed in maggior misura dal sud del paese, a causa sia della siccità che della guerra.

La sfida

Per comprendere la natura e la portata del problema occorre innanzitutto sottolineare come da sempre l'economia di Abudwak sia prevalentemente legata all'allevamento del bestiame con una debole agricoltura di sussistenza su un terreno potenzialmente fertile, ma limitata dalla mancanza di acqua. La vita quotidiana della popolazione di Abudwak fa molto affidamento sul bestiame che fornisce carne e latte, su limitati raccolti agricoli per il consumo locale e sulle pelli animali per la vendita. Questo significa che quei rifugiati interni che hanno raggiunto la città particolarmente nell'ultimo quadriennio, quando possiedono animali rischiano di entrare in conflitto coi pastori locali per la competizione per l'acqua e quando non possiedano animali ,trovano grandi difficoltà a sopravvivere, non fornendo l'area reali alternative economiche.

Risultati attesi

  • Realizzato per i residenti dei campi di rifugiati di Baligarasle Camp, Allamin Camp, Harqabobe Camp, Baligish Camp e Dacan Camp un intervento straordinario di integrazione alimentare per le famiglie che non hanno la possibilità di generare reddito collegato al possesso di animali, riducendo la vulnerabilità delle famiglie attraverso la migliore alimentazione nella prospettiva della diretta generazione di alimenti in forma solidale.
  • Aumentata la disponibilità di acqua in particolare per uso animale ed uso agricolo tramite la riabilitazione del pozzo di Dalsan e regolamentazione del suo utilizzo e della sua manutenzione attraverso la realizzazione di un punto per l'abbeverata regolamentata dei capi di bestiame e la messa a coltura di appezzamenti orticoli familiari resi disponibili per le famiglie di profughi interni più vulnerabili ma con capacità di lavoro.
  • Posti a coltura 100 orti familiari in forma associata per 300 famiglie con la necessaria assistenza tecnica iniziale ed il rafforzamento di una dinamica interna di formazione-lavoro e produzione associata
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